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Il volume è dedicato a un grande interprete dell'astrattismo, l'artista cecoslovacco Tomas Rajlich, attivo in Olanda dal 1969, quando lasciò il suo paese pccupato dai sovietici. Introdotto da un testo critico di Silvia Pegoraro, il catalogo ripercorre la produzione dell'artista fin dalle prime fasi della sua ricerca, con quadri caratterizzati da trame modulari, in sintonia con quanto si andava delineando nel resto d'Europa. Viene quindi illustrata la produzione più matura, sino ai più recenti monocromi - prodotti dagli anni '90 a oggi - che esplorano la combinazione dell'impersonale, proponendo variazioni sull'intensità, la luminosità e la consistenza della pittura stessa, attraverso la creazione di sensibilissime texture di materia-colore. Il lavoro di Rajlich propone un "fare pittorico" che rinvia a Kazimir Malevich, a Piet Mondrian, a Ad Reinhardt, in cui il rigore concettuale e strutturale non esclude una raffinata apertura al mondo dei sensi e della percezione.